mercoledì 5 settembre 2012

Anime Prime

Io non lo so più se quando si parla sono le rispettive nostalgie delle personali immaginazioni a tentare un dialogo; io non sono più certa che noi si parli tra noi e di noi, e non già del nostro intimo ed ancestrale sognare.
[Morena Martini]
***
Le stelle nascono per gravità.
Forse anche noi siamo singole stelle in un universo freddo. Siamo un tiepido grumo d'esperienza, tenuto insieme da un conflittuale amalgama di ricordo, nostalgia, malinconia, rimorso, rimpianto, lacrime, sospiri.
Senza questa materia primordiale non staremmo insieme. I nostri singoli corpi non starebbero insieme. Sarà forse una alchemica visione a testa in giù, ma è la gravità delle nostre anime a garantirci quella pesante zavorra che ci tiene coi piedi per terra nelle vicende della vita, impedendoci di dissolvere.
In quanto all'insieme di noi stelle, esso è soltanto un miraggio apparente, tale quali le costellazioni in cielo. Vediamo stelle a ricamare significati, forme, segni, costellazioni, oroscopi. Ma è solo l’inganno di ciò che pretendiamo di scorgere nell’essenza altrui. Ogni stella sa di essere separata dalle altre da abissali voragini oscure, vuote, insensibili, sorde.
Ci illudiamo di vedere ciò che ci piace sognare, col naso all’insù. Ciò che noi chiamiamo “costellazione”, ogni astro lo chiama “anni luce di incolmabile distanza”.
Chissà, in una tragicomica spietata legge del contrappasso, quante romantiche congetture fanno a loro volta le stelle, scrutandoci con le punte all’ingiù, guardando il frenetico, costipato brulicare del formicaio umano su quella piccola, affascinante biglia azzurra e verde, velata di candide nuvole. Quali stretti legami umani ci staranno invidiando nel loro gelido isolamento!
Eppure, per distanza di prospettiva, come noi si ingannano. Se abbandonassero l'approssimazione, se osassero farsi prossime con sforzo d’indagine e percezione, scorgerebbero il vuoto che separa l’una dall’altra le miriadi di stelle sulla terra. Anni luce di incomunicabile distanza.
Alle stelle manca l’ossigeno dello spazio per scambiarsi l’ascolto di grida o sussurri. A noi, quaggiù, manca l’ossigeno del tempo, ognuno prigioniero sulla propria stella di esperienza non equivalente. Neppure comparabile. Ogni singolo individuo è luce e abbaglio bastante alle proprie oniriche supposizioni. Di questa luce riflessa ognuno acceca di significati arbitrari altri gravi che incrociano la sua orbita. Poco importa di quale luce li irradiamo, poco importa quale ombra ci restituiscono. L’altro non può leggere il significato della nostra luce, dell’altro non sappiamo leggere il significato dell’ombra che generiamo. Così ciascuno di noi, prigioniero del proprio impasto nostalgico, può solo lambire l’altro, stella cadente lungo illusori intrecci d’esperienze mai del tutto condivisibili, perché mai totalmente condivise.
Ogni stella è per forza bastante a se stessa. Proprio per forza di legami interni di natura chimico-organica.
Accade qua una bizzarria. Legami di chimica organica e spirituale tengono insieme l’argilla impastata d’esperienze personali, ricordi di tempi antichi, passati, infantili, radicati nel nucleo profondo, soprattutto intraducibili. Quei legami d’emozione permettono al nostro io di stare insieme, anima e corpo, concedono al nostro nome di opporsi con forza centripeta a centrifughe forze dilanianti, strappanti all’infuori, appiattenti nel caos dell'indistinto stolto.
Legami interni d’emotività non replicabile ci garantiscono quell’unica forma tra miliardi di forme, quell’unica irripetibilità di sguardo tra miliardi di sguardi nel quale possiamo riconoscere un senso a noi stessi ogni volta che ci guardiamo allo specchio.
Ma sono proprio quei legami irrinunciabili a consegnare alla chimera i legami con l’altro. Per instaurare connessioni esterne, dovremmo allentare quei legami che tengono insieme il nostro singolo esistere. Per provare a stare insieme, perderemmo la nostra forma d’individuo. L’unica certezza che tiene insieme un individuo sarebbe lesionata, il legame spezzato, la nostra integra forma frantumata un istante prima di poterla mostrare agli altri. E con essa la nostra sostanza cui è avviluppata fin dal primo vagito. La nostra vita sarebbe compromessa.
Ecco forse la nostra condanna malinconica. Esistiamo di una malinconia che andrebbe distrutta nell’istante in cui provassimo a fonderla con quella di qualcun altro. Una morte di rigetto, di rifiuto organico alla compassione e compenetrazione totale. Una malinconia, quella che ci rende umani, bastevole a ognuno di noi finché ognuno di noi basta a se stesso. Passiamo la vita nell'impossibilità di trovare in ciò che siamo ciò che eravamo prima di essere.
Ci è concessa la consolazione di andare con i sospiri a un tempo lontano, quando tutto era unito, prima della prima grande incomprensione cosmica. Prima di ogni deflagrazione, prima del primo parto, del primo vagito, prima del primo taglio di cordone, prima del primo legame reciso, prima della prima separazione. Può accadere, per puro, fortuito dono del caso, che rare anime antiche procedano lungo celate scale a chiocciola attraverso le ere del tempo. Generazione dopo generazione, fluendo all’unisono in armoniche vibrazioni d'eufonia.

Synchronizeping (and pong) is heartly and soully recommended! -

È fenomeno talmente raro che al suo manifestarsi stormi di arabe fenici oscurano il cielo.
Sono finemente sincronizzate da immutabili legami magnetici che nessun tempo scalfisce.
Millesimati elettroni d’emozione ne sincronizzano il battito, fluttuano attraversando la vastità erratica del cosmo e, come cecchini, non errano il bersaglio. Collimano ogni alito, ogni sospiro, in ogni instante successivo, fino a comporre una certezza d’eternità.
Queste Anime Prime solcano il tempo, inconsapevoli di attraversare in ogni epoca gli stessi paesaggi fatati, identici scenari desertici, uguali boschi lussureggianti, mari esotici, comuni grotte d'angoscia e cascate incantate. Ricordi catturati in gocce d'ambra bardano la stessa puledra che, inconsapevoli, cavalcano insieme, invisibili l'una all'altra.
Decantano, queste anime prime, attraverso migliaia di generazioni, inconsciamente inanellando la stessa cifra in ogni anno, in ogni stagione, in ogni istante, migliaia di identiche combinazioni d’esperienza, infilate infallibilmente una dietro l’altra, una dentro l’altra. Senza mancarne una.
Raffinate da infinite passate al setaccio dell’esistere, sono anime distillate e lucenti come stelle. E alle stelle nel cielo contendono l’origine del tempo. Sono stellari anime prime, ugualmente splendenti, ugualmente antiche.
Sono, queste anime, talmente uguali da potersi dire coetanee, ancor più che identiche. Perché cos’altro, se non il tempo, è tratto distintivo del nostro esistere?
Capita, per sbadato incanto, che il caso intrecci queste rarità totalmente fenomeniche, cesellate in ogni dettaglio con oculata intenzione malinconica, da infinite mani d’orafi d’ogni epoca successiva, che si diedero il turno e nulla lasciarono al caso.
E quando si incontrano, oh! quando si incontrano! Si riconoscono all’istante, poiché in quell’istante si legano l’un l’altra di comuni legami di chimica malinconica. In cima a luminose scale a chiocciola di un dna dell’anima, sanno da sempre in quell’istante d’aver percorso insieme identici scalini, d'esser state testimoni d'uguale esperienza, in taciturne spirali d’emozione. Stellari, malinconiche, elettive Anime Prime.
A queste anime ancestrali, superstiti vestigia del tempo passato, non occorre presentarsi. Si conoscono da un istante, lo stesso istante prima di qualsiasi piramide. Parlano una lingua di sguardi ignota agli altri, più antica dell’ittita. Non si scambiano ricordi, non saprebbero cosa scambiarsi, loro nati da un’unica armonia vibrante quando Gilgamesh era ancora il sogno di se stesso.
Appare inconcepibile e miracoloso ai mortali ciò che per le Anime Prime è semplice disvelamento, atteso da prima di sempre. Nessuna forza in natura potrebbe opporsi all’incontro. Nessuna forza può scalfire un legame antico quanto le stelle.
Accade senza alcuno sforzo, senza bisogno di presentazione, di chiarimenti, di comprensione, di precisazioni. Non c’è nessuna conoscenza da fare, nessun legame da instaurare, nessuna nuova intesa da intrecciare. Cosa può aggiungere il più recente battito d’esistenza a un’eternità d’albe e tramonti dentro identici sguardi ricongiunti?
Ad esse è sufficiente soffiare via la polvere da legami già intrecciati quando Empatia strillò il primo pianto. Nel medesimo istante elettive Anime Prime iniziarono a sognare dentro un’unica visione della malinconia del tempo. Estranee all’appassire del tempo stesso.

K.

E con questo, fuori tre! Ho così tenuto fede alla promessa, formulata sotto il cielo di una Galassia Malinconica, di dedicare alcuni pensieri al tema della Malinconia, ispirato da frasi di pensieri primari. È una puledra spirituale la Malinconia, tanto reale quanto sfuggente, che il miglior modo d’avvicinarla è forse limitarsi ad aprire il palmo della percezione, lasciando che il sentimento venga casualmente a poggiarci il muso. Temo che, se si cerca di imbrigliarla e marchiarla a fuoco con un discorso troppo logico, tenda a imbizzarrirsi e galoppare via come una nuvola d’argento.

(ho anche un poco riscattato da un precoce oblio una squisita puledra; a ognuno i propri rimorsi d'astice ^_^)

5 commenti:

  1. Ammazza se sei complicato!
    (volevo dire, bravo. Anzi, deppiù :-)

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    1. Effettivamente, a un certo punto la miscela allucinogena ha preso ad andare per conto suo... :)

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  2. Ah perchè questo post doveva pure essere commentato? Io pensavo che bastasse il g+

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  3. denso come il catrame...o come il miele

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