domenica 29 aprile 2012

Chi s’accontenta gode? (parte seconda)

Urge un’integrazione al post “Chi s’accontenta gode?”, per rendere merito alle valide considerazioni là fatte dal Granduca di Moletania, le cui nobili terga, con annesse frattaglie, cuore, polmoni, cellule grigie, vessilli, vestigia e vestaglie tutte, si sono spinte fin qua per lasciare due preziosi commenti. Ergo per cui, ora li espongo in bella vista prima di riporli nel forziere (parafrasandoli spero correttamente), integrando i suoi originali apporti coi miei sottintesi inespressi.
Il post precedente può lasciare luogo all’equivoco che “godere del sapersi accontentare” sia connotato di stupidità e mediocrità. Nessun equivoco; va proprio inteso così. Occorre però far precedere questa asserzione da un adeguato tavolo di lavoro, ovvero porsi su un piano assoluto o relativo.

Il Granduca introduce un elemento fondamentale: l’invidia.
Chi non sa accontentarsi, morso e tarantolato nell’animo da un costante senso di inappagamento e cupidigia dell’altrui fortuna, non soltanto non godrà mai, condurrà una vita di tormenti, di frustrazioni, di fegato rosicchiato dalla brama di un desiderio sempre insoddisfatto.
Davvero fortunato chi s’accontenta e gode, perché l'altro né gode, né è felice, né è soddisfatto, né avrà mai un minimo senso d’appagamento e benessere.

Poi ancora il Granduca evidenzia una triste piaga della nostra epoca scandita da pseudo valori da spot pubblicitari.
“Avere l’ultimo modello di forno autopulente (in attesa di quello auto mangiante e che va a fare footing al posto tuo) è un tuo diritto!”
“Devi garantire alle tue chiome l’ultima versione futuristica della migliore marca di balsamo, shampoo, messa in piega, stiratura, tutto in uno, all’estratto di pungitopo e liquido prostatico di yak tibetano. Perché? Mi chiedi perché?! Perché tu vali cazzo! E vali nella misura in cui valgono i tuoi capelli! (quel che c'è sotto può attendere)”
Ecco, da questi messaggi neurocontundenti il nostro cervello è quotidianamente bersagliato a grappolo.
Allora, di nuovo, davvero una virtù da coltivare è il sapersi accontentare della penultima marca di shampoo senza l’ansia di perdere i capelli, in una vita grama dove il forno non è nemmeno capace di raccoglierteli, improvvisandosi aspirapolvere.
Sapersi accontentare è una rara dote che preserva buonumore e felicità, mentre chi è alla spasmodica ricerca di falsi appagamenti effimeri e labili dettati da falsi bisogni, è in totale balìa dei lobotomizzatori di cervelli.

Se resto dell’idea che è sbagliato affiancare l’accontentarsi al godimento, è proprio perché reputo sacrosante le precisazioni del Granduca (dio preservi lui e ogni dominio ove il suo sguardo si posa).
Mi spiego.
Ogni paragone, ogni confronto relativo tra chi ha il senso della misura e chi non sa sottrarsi alle lusinghe idiote di un’inestinguibile arsura di invidia e inappagamento (materiale o metafisico che sia, che anche la metafisica ha i suoi esperti di marketing, con tanto di merchandising, come Simon Mago insegna) è vinto a mani basse dai primi. Degni i primi, indegni i secondi.
Nel mio post davo già compiuta questa scelta, elevandomi sopra i secondi, ponendomi su un piano assoluto donde li contemplo con superiorità che non abbisogna di render conto a costoro.

Faccio due esempi.
Ecco il primo.
Aver già scartato l’invidia per il macchinone ultimo modello, significa per me trovarmi a bazzicare categorie mentali e d’esistenza dove non esiste il paragone tra macchinina e macchinone. Sono contento della mia macchina perché è ciò che mi appaga. Ne godo in quanto contento così. Nessun pensiero di “dovermi accontentare” mi sfiora. Se gettassi lo sguardo invidioso sul macchinone, sarei soltanto uno che ha la capacità di accontentarsi e mentirei a me stesso con la fregnaccia che m’accontento ma godo.
Altro esempio, così dissipiamo ogni futile perplessità dicotomica tra materiale e metafisico (poiché per me non è un fatto di “cosa si guarda”, ma di “come lo si guarda”).
Se sto sentimentalmente con una donna perché lei mi fa traboccare ogni brocca altrimenti arida, ogni eventuale confronto con altri iridi o deretani non è altro che una fugace taratura emotiva, ennesima conferma che nella mia brocca c’è la donna migliore. Se invece sto con una donna perché al momento devo accontentarmi di godere di lei, poiché non posso (per ora o per sempre) permettermi una donna che desidero maggiormente, sarò per ora e per sempre un individuo frustrato, egoista e irrealizzato. Uno sfigato insomma, come sfigata lei a star così accoppiata. Incapace di vero godimento.

Essere contenti di ciò che si è, realizzare se stessi senza fare sconti alle proprie voglie e possibilità, godere in ogni fibra del corpo e dell’intelletto non un fremito in meno di quanto necessita il personale (e dico personale e assoluto) bisogno di appagamento, è l’unico metodo per sottrarsi alle logiche di mercato sia materiale che metafisico. Essere spudoratamente ambiziosi senza false modestie è l’unico antidoto a invidia e bramosia da shampoo ultima marca su chioma di fatalona o farfallina di turno.
Chi ambisce al proprio desio sol del proprio miglioramento si cura, perfettamente sordo alle sirene della piscina gonfiabile (ma forse è il forno che si è evoluto) nel giardino erboso del vicino.
Senza risparmiare alla vita una sola goccia di sudore, una sola lacrima, una sola risata, un solo orgasmo.


Grazie ancora, Granduca.
Vessilli sempre al vento, amico mio.
Un abbraccio

K.

12 commenti:

  1. Forse ti farò incazzare....ma mi sarei accontentata del primo post, infondo il tema dell'invidia venuto fuori dal commento del Granduca era già stato trattato e il senso si capiva bene.
    Buona domenica :)

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    1. Lo so che si capiva bene. In Moletania ci si fare intendere. Ho voluto esporlo in un secondo post che, con le considerazioni del Granduca, completa e sviluppa i concetti del primo post, arricchendoli in un cofanetto di livello più sottile e particolareggiato.
      Il tuo commento conferma che esistono diversi gradi di appagamento. L'importante è che ognuno cerchi di soddisfare il proprio.
      (quasi quasi faccio pure la parte terza) ^_^

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    2. Verissimo! Quindi direi che io sono soddisfatta della prima macchina, sottinteso che non era una macchinina, mentre te della macchinona. Due appagamenti di livello diverso e non in competizione.
      Un post sull'appagamento sarebbe interessante, ci sono così tante variabili che potresti andare avanti fino a dicembre, nel mentre io vado in spiaggia.

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    3. Esattamente, diversamente appagati.
      Sui diversi gradi di beatitudine e appagamento, meglio di me ha già detto un tal Dante, nel canto III del Paradiso.
      Essendo per me la dimora dei boccolosi alati luogo d'invenzione umana, come Lilliput o l'Isola che non c'è, quanto detto dal Poeta vale anche per il nostro parco macchine.
      Potrei andare avanti fino a dicembre e ben oltre, se non avessi a cuore la mia salute mentale, prima ancora della vostra.
      Ma non si era d'accordo che saresti andata in spiaggia fino a ottobre?! Che sono 'sti peli nell'uovo del calibro di due mesi extra?!
      Un abbraccio anche a te vah, crepi l'avarizia.

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  2. Ecco, ora è chiarissimo. La sintesi perfetta, nel penultimo capoverso. Ma si deve prima obbedire al precetto di Apollo: conoscere sé stessi. L' impresa ha per molti del rocambolesco e non è semplice quanto il declamarla. E' impossibile realizzare un progetto dei cui dettagli non hai precisa consapevolezza.

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    1. Oh, amica mia, non è semplice anzi è difficilissimo. Quante volte io invidio, da tanto è avviluppato dalle nebbie in val padana il limite della mia consapevolezza!
      L'importante è non mentire almeno a se stessi, qualora si pretendesse di ingannare gli altri.
      Non potendo (per mille motivi) ottenere una sana realizzazione, preferisco l'onore delle armi a chi onestamente s'arrende al sapersi accontentare; preferisco anche una schietta invidia. Ciò che più temo è una falsa modestia, quando serve soltanto ad ammantare di falso appagamento un rosicare tacito che corrode segretamente, di giorno in giorno, senza requie.
      Abbraccio forte anche te ;)
      (non me ne voglia il Granduca, ma sia concesso alle mie braccia di sentirsi meglio appagate, nell'esser protagoniste, dopo un'alleanza metafisico-granducale, d'un contatto d'amazzone materico-lagunare... e così abbiam pure ribaltato l'equilibrio tra il fisico e il metafisico ^_^)

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  3. Visto che siamo in tema di chiarimenti, io non sono mai soddisfatto di me stesso :^)

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    1. Anch'io faccio spesso a gara su di me. Sebbene, col passar degli anni, prendo sempre con maggior flemma l'arrivar secondo.
      (sempre meglio di quando, anni orsono, nelle corse campestri, dopo il primo chilometro mi ritrovavo comunque a far gara con me stesso: alla fine lui arrivava penultimo e io dietro)

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  4. Io sono molto soddisfatto di quello che leggo.
    Sei in gran forma, Nobile K. :)

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    1. Lo dicevo io che li avrebbero pure inventati in grado di digitare i captcha e disseminare complimenti.
      Grazie, Mastro Zen ;)

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  5. Amico mio dall'elmo arrugginito,
    torno solo ora in quanto negli ultimi giorni sono stato impegnato nel tentativo di acquistare un forno autopulente che faccia footing al mio posto, che non è andato a buon fine, in quanto terminato.
    A quel punto mi sono arrabbiato con l'addetto vendite del Media World a cui ho detto che tutto ciò è inaccettabile, in quanto io valgo.
    Lui mi ha guardato negli occhi e poi mi ha fatto una pernacchia.
    Quanta maleducazione.

    Resta pertò l'onore di poter condividere i tuoi pensieri; questo mi riempie di orgolgio.

    Sottolineo con piacere la tua segalazione di Simon Mago; una citazione colta, da iniziato. Complimenti.

    E un abbraccio.

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    1. Si colloca tra l'indecenza e lo scandalo come nella nostra società siamo ancora costretti a subire impotenti la piaga dell'incertezza di fornitura di scorte di forni autopulenti da footing!
      Accetta la mia vicinanza umana.

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